Simona Napolitani

Avv. Simona Napolitani su affidamento condiviso ed esclusivo dei figli

Dopo tanti anni dall’introduzione della Legge sull’affidamento condiviso, ancora si discute dei margini di applicazione tra le due differenti forme di affidamento, con conseguente incertezza delle famiglie in crisi che non sanno come il Giudice deciderà rispetto alle loro future ed importanti esigenze. Nelle famiglie italiane non c’è ( oserei dire siamo ancora lontani), una cultura ad una vera e sostanziale bigenitorialità: sono ancora gli uomini – nella maggior parte dei casi – a “far carriera” e le donne ad occuparsi dei compiti di cura della casa e dei figli.

Quindi, la mancanza di una cultura in tal senso, spesso vanifica l’applicazione della Legge sull’affidamento condiviso. Una recente sentenza della Suprema Corte (n. 1715/19) ha ribadito il principio che la mera conflittualità tra i genitori non risulta pregiudizievole per l’interesse del minore e si può, pertanto applicare l’affidamento condiviso. Si, ma la “mera conflittualità tra i genitori” – sempre secondo la Cassazione – non preclude tale affidamento solo se si mantenga nei limiti di un tollerabile disagio per la prole, mentre assume connotati ostativi alla relativa applicazione, ove si esprima in forme atte ad alterare e a porre in serio pericolo l’equilibrio e lo sviluppo psico-fisico dei figli, e, dunque, tali da pregiudicare i loro interessi.

Occorre fare chiarezza: in tale ultimo caso non si parla di conflitto ma di violenza domestica, l’uso corretto dei termini aiuta a capirsi e a fare cultura. Non solo. Secondo la Cassazione, l’affidamento condiviso è derogabile anche nel caso in cui il genitore non affidatario sia totalmente inadempiente all’obbligo di corrispondere l’assegno di mantenimento in favore dei figli minori ed abbia esercitato in maniera discontinua il suo diritto di visita, in quanto tali comportamenti sono sintomatici della sua inidoneità ad affrontare le maggiori responsabilità che l’affido condiviso comporta anche a carico del genitore con il quale il figlio non coabiti stabilmente.

Ebbene, di fronte a tale preciso quadro comportamentale che denota, come detto, la mancanza ad una vera cultura nel senso della bigenitorialità, il nostro Legislatore anzicchè investire fondi per la formazione nelle scuole, per il sostegno alle famiglie, ai genitori, ai bambini, per l’incremento delle Politiche Sociali, cosa fa? Propone l’orrido DDL Pillon (sul quale abbiamo a lungo detto) che offrirebbe alle famiglie italiane in crisi la china definitiva.

Avv. Simona Napolitani

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