Presentazione Libro

Presentazione Libro “La mia parola contro la sua. Quando il pregiudizio è più importante del giudizio”

L’Avv. Maria Teresa Manente, Responsabile Ufficio Legale Penale di Differenza Donna, è intervenuta alla presentazione del libro della giudice Paola Di Nicola “La mia parola contro la sua. Quando il pregiudizio è più importante del giudizio” .

Trasmettiamo di seguito il suo intervento:

“Sono molto grata a Paola di Nicola per questo libro perché ha avuto il coraggio, partendo da se dalla sua esperienza di donna e di giudice di raccontare come i pregiudizi e gli stereotipi culturali condizionino l’accertamento giudiziario e legittimano la violenza sessista contro le donne.

CAUSE

Questo libro, in modo semplice, ANALIZZA le CAUSE storiche, sociali e politiche, della violenza maschile nei confronti della donna.

Facendoci riflettere sul fatto, che nessuno e nessuna di noi può dirsi immune da pregiudizi e stereotipi che ci condizionano nella vita di tutti i giorni, relegando donne e uomini in ruoli prestabiliti:

Mettere in crisi questi schemi e questi ruoli non è facile, perché significa, come, ben scrive Paola, scardinare un impianto socialmente riconosciuto, accettato e radicato che trova la causa un sistema culturale patriarcale strutturato da millenni che discrimina le donne.

Basta pensare che fino al 1963, per un uomo picchiare una donna era la normalità, infatti era qualificato come ius corrigendi.

Come scrive Paola, le conquiste normative in questa materia sono recenti e frutto di lotte da parte delle donne.

Solo nel 1965, è stato abolito il matrimonio riparatore, contrario a tutti i principi costituzionali e sovranazionali, grazie ad una ragazzina di 17 anni, Franca Viola, che rifiutò di sposare colui che l’aveva violentata.

E solo nel 1996 la violenza sessuale diventa reato contro le persone.

Nel 1975, siamo passate dalla patria potestà alla potestà genitoriale, oggi responsabilità genitoriale, significa farsi portatori di nuovi comportamenti e di libertà di essere, una fatica che è sicuramente difficile da sopportare e che le donne vivono in prima persona storicamente relegate in un ruolo subalterno all’uomo!

-RIMOZIONE

Come Paola rileva nel suo libro, affrontare il fenomeno della violenza maschile significa mettersi in discussione nel profondo perché tocca il proprio ruolo di padre marito compagno, madre, moglie e quindi coinvolge la propria formazione religiosa, etica e politica

-IL RUOLO DEI CENTRI

Sono una avvocata di ’A ss. differenza donna nata nel 1989 che gestisce i centri antiviolenza e che accoglie oltre 1000 donne l’anno.

La VIOLENZA in famiglia è la più diffusa ma anche la PIÙ SOTTOSTIMATA

Una donna per poter uscire dalla situazione di violenza e realizzare il suo percorso di libertà non solo lottare contro i pregiudizi introiettati che la voglio silente subalterna all’uomo ma anche lottare contro un contesto sociale ostile come quello che viviamo che rimuove il fenomeno della violenza sessista, ha bisogno di essere accolta e seguita e sostenuta da parte di operatrici specializzate, come quelle che lavorano nei centri antiviolenza, che si pensano come un luogo di sofferenza. E che invece Paola descrive un luogo pieno di colori, accogliente, arredato con cura e rallegrato da fiori gialli e profumati.Sentire le mura intrise del dolore vinto dal coraggio, della sorellanza e della passione”.

Nei centri, accogliere e sostenere una donna significa aiutarla a leggere la sua storia in maniera diversa e quindi con lenti di genere

E ciò vuole dire saper dare nome ai fatti vissuti: non è un atto di gelosia NON poter uscire con le amiche, oppure non poter vestire come si vuole, vedersi ridotte in mille pezzi le pagine di un libro a cui si sono dedicate ore di concentrazione, non poter più frequentare i propri familiari, essere obbligate a portare gli scontrini per verificare le effettive spese sostenute, Sono queste violenze psicologiche, espressioni di controllo e di potere maschile sulla donna. Così come lo è essere minacciate con uno sguardo, o con un pugno sul tavolo; avere paura di non contraddire per evitare che lui si possa arrabbiare.

la Convenzione di Istanbul, riconosce nella violenza psicologica una espressione della violenza di genere, ma le leggi non bastano, non è sufficiente, quello che deve cambiare come scrive Paola è l’approccio culturale al fenomeno.

Il pregiudizio della subalternità femminile è destinato a resistere se non c’è chi ha il coraggio di romperlo così come fa Paola in questo libro.  

Ma PERCHE I PREGIUDIZI CONDIZIONANO L’ACCERTAMENTO GIUDIZIARIO

E’ molto diffuso ancora oggi pensare che

1.VIOLENZA SESSUALE = ECCESSO DI SESSUALITà, laddove invece la sessualità nulla ha a che vedere con la violenza.  

Paola riporta varie sentenze espressione di tale pregiudizio As es. cita una sentenza del dicembre 2017, un padre accusato di diverse violenze sessuali nei confronti della figlia adolescente, viene descritto come dotato di una scarsa capacità di controllo dei propri istinti sessuali. dotato di una sessualità incoercibile.

Questo è il modo per giustificarne l’orrendo delitto.

 

La conseguenza è che non si colpevolizza chi commette il reato, perché appartiene al genere maschile essere incapace di limitarsi sessualmente, incapace di cogliere il confine tra un rapporto desiderato ed uno stupro.

Paola quando afferma che la violenza sessuale è l’unico delitto che in tutto il mondo ha come principale sospettata la vittima,

SCARDINARE l’odioso stereotipo per cui alle donne piace essere prese con forza, è DAVVERO FATICOSO eppure le donne esprimono la loro volontà in modo molto chiaro e gli uomini lo sanno NO vuol dire no, si vuol dire sì!   Il dissenso non è consenso.

2.La violenza appartiene a soggetti emarginati, laddove invece Riguarda tutte le classi sociali e prescinde dal grado di istruzione o dal tipo di professione svolta dalle persone coinvolte.

3.Una buona madre non denuncia il padre dei propri figli,

4.viceversa se denuncia tardi, non è una buona madre, come è possibile che sia durata così tanto la relazione con quell’uomo? Perché non ha protetto prima i suoi figli? Perché ha continuato a stare con quell’uomo per così tanto?

Paola riporta una sentenza in cui il giudice non ha rinviato a giudizio un marito imputato di maltrattamenti perché ha ritenuto che pur se l’uomo era stato violento la donna si era ostinata a restargli accanto e per di più era colpevole di essere stata debole per aver sopportato, e per questo sono responsabili entrambi di quanto hanno patito

  1. Si nega la violenza e la si confonde con i conflitti familiari o liti in famiglia (differenza)
  2. La donna vittima di violenza maschile mente o esagera.
  3. denunciano strumentalmente il marito per ottenere condizioni più favorevoli in sede di separazione eppure sappiamo che con la querela si innalza il rischio di escalation dinanzi alla ribellione

Eppure il 90 % delle donne è ucciso in pendenza di separazione e dopo che aveva già sporto aiuto

Paola riporta una ricerca universitaria dell’Istituto Bicocca di Milano, in 19 casi su 20 di femminicidio, le donne avevano subito reiterate violenze e i familiari, gli amici ed i colleghi ne erano a conoscenza ma nessuno è intervenuto.

  1. Le donne non sono credute

A febbraio 2018, dati della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e violenza contro le donne, è emerso che circa il 50 per cento dei processi per questo tipo di reati si conclude con l’assoluzione degli imputati, e che il dato tiene conto delle enormi differenze tra i tribunale italiani, a dimostrazione di quanto la cultura e la preparazione dei giudici sia il vero discrimine.

  1. Femminicidio come raptus di follia

Un altro pregiudizio è quello per cui gli uomini autori di femminicidi siano malati, e la loro violenza sia frutto di un momento di follia. Sappiamo invece che è l’estremo atto di un’escalation di violenza.

Come il caso di Sara Pietrantoni, che a soli 22 anni è stata uccisa e bruciata dal fidanzato, dopo essere stata perseguitata per lunghi mesi, privata della sua libertà e della sua privacy.

Anche i giornali hanno spostato l’attenzione mediatica su un fatto assolutamente irrilevante, e cioè che Sara avesse intrapreso una nuova relazione, e ciò giustificava la reazione violenta del Paduano. pregiudizi sessisti che legittimano e giustificano la violenza maschile contro le donne.

L’idea che la morte possa essere causata da un eccesso di amore, è inaccettabile.

-MODELLI MASCHILI: il mondo cambia, oggi si assiste ad un diverso atteggiamento maschile.

Sicuramente, come Paola afferma, sta svanendo la complicità degli uomini ad accettare relazioni di genere diseguali, smantellando un sistema simbolico che ha avuto bisogno di distruggere le donne per affermare se stessi.

Sempre più uomini, scrive Paola, vogliono parlare, sedurre e amare senza relazioni di dominio, avviare così un processo profondo di rinegoziazione delle relazioni tra i generi.

È la crisi dei modelli di mascolinità che sono stati propinati e che fino ad oggi sono apparsi immutabili.

Per finire, voglio leggere un messaggio di Paola per gli uomini e che io ho condiviso con mia figlia di ventitré anni.

Paola, incoraggia gli uomini ad essere al nostro fianco, da coraggiosi partigiani per poter vincere la difficile battaglia per un mondo profumato di libertà e dignità.

(p.35) vi chiedo di non restare dietro le nostre spalle per difenderci, ma di mettervi accanto a noi, arrotolare le maniche della camicia fino al gomito e combattere in ogni minuito, in ogni contesto e contro ogni persona che prova a contrastarci.

Vi chiedo di rompere il muro di omertà che perpetua la violenza, che non è affatto una simpatica solidarietà tra gli uomini, ma è la vigliaccheria di chi ha potere per non rompere regole e assetti comunque comodi.

Vi chiedo di arrabbiarvi per primi, quando a tavola o al bar sentite il solito modo di raccontare le donne.

Vi chiedo di prendere parola quando in una riunione, il vostro capo o dipendente fa battute volgari su una vostra collega, o dimostra di non apprezzarla per la sua competenza o la sua intelligenza.

Vi chiedo di educare i vostri figli e figlie nella consapevolezza che non esistono ruoli imposti per natura o dalla società.

Vi chiedo di fare in modo che la vostra compagna non rinunci al suo progetto di lavoro ed al suo trasferimento solo per paura dei cambiamenti o per privilegiare i vostri obiettivi. Armatevi di fantasia per trovare nuove soluzioni e sappiate che ci sono.

Vi chiedo di insegnare ai vostri figli maschi a piangere, a leggersi dentro, ad accettare le proprie fragilità.

Vi chiedo di insegnare alle vostre figlie femmine a capire, da dentro, ciò che non vogliono, rendendole libere di esprimerlo, in ogni momento, facendo loro sentire quanto valgono ai vostri occhi, sempre e comunque.

Vi chiedo di ridisegnare insieme i ruoli di genitori, di compagni, di mariti mettendoci tutte alla prova per trovare un rinnovato equilibrio che rispetti i desideri e i sogni di tutti.

Vi chiedo di non interrompere sistematicamente le donne mentre parlano ed esprimono un pensiero: significa arrogarsi un potere e non esercitare un diritto.

Vi chiedo di non lasciare che ci chiamino femministe arrabbiate, come se fosse una parolaccia, solo perché facciamo notare di continuo, senza farne passare una, comportamenti odiosi contro il genere femminile; anticipateci e fatelo voi: saremo orgogliose di voi”.

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